mercoledì 26 settembre 2007

LA SELVA OSCURA

Permettetemi una semplice considerazione.
La selva oscura è quell'invalicabile muro che ognuno di noi associa ad una precisa frustrazione, ad una paura nascosta e inconscia che affiora paralizzandoci.
Dante lo sapeva benissimo. Inventa un clichè che ad oggi sembra quasi banale, ma che per lui e per il suo tempo rappresenta un esilio forzato, una incomunicabilità che spinge ad isolarsi senza nessuna possibilità di mediazione.

Cosa anticipa Dante con la selva oscura nell'oltretomba se non una premessa? Per appagare un desiderio o una debordante voglia di parlare di se con gli altri , si è disposti a creare un progetto o un percorso (fisico, materiale o puramente virtuale) superato il quale c'è una qualche forma di soddisfazione o appagamento.
Prima di intrapendere qualsiasi cammino personale o individuale, però ci si ferma e si fa una sosta davanti la selva tenebrosa.
La mia di Selva è il silenzio di questo blog che, mescolato a due o tre nevrosi e cosucce personali, mi spinge a fermarmi e ad aspettare.
Forse qualche commento?
Proprio non saprei.
Penso che Dante proseguendo sia arrivato 33 canti dopo ad uscire dall'Inferno e a rivedere le stelle e forse a compiacersi di qualcosa che nessuno aveva avuto il coraggio mai di affrontare.

Alla sua maniera.


3 commenti:

Anonimo ha detto...

Non so se Dante avesse o meno una qualche forma di frustazione, paura o una debordante voglia di parlare di se o semplicemente di essere ascoltato, mentre si accingeva ad affrontare un'opera così immensa!
Cosa ci spinge a creare qualcosa?
Creare è forse urlare? E se a l'urlo risponde solo la sua eco allora tutto è stato inutile?
O creare piuttosto è riempire, fosse anche solo quel semplice vuoto tra un urlo e la sua eco. Comunque resterebbe un qualcosa.
Allora ti domando perchè fermarsi? Perchè esitare a creare qualcosa, qualunque cosa. Ascoltata o ignorata,che importa!
Se poi quel qualcosa viene riconosciuto, dal suo stesso creatore, come un percorso,allora deve andare avanti,attraversare la Selva di silenzi senza esitare, o non saprà mai dove lo avrebbe condotto, se al semplice autocompiacimento (e nn è poco..!!) o ad altro.
Altrimenti il percorso era davvero breve.....e nemmeno valeva la pena imboccarlo....
Bè..io se solo fossi capace di disegnare un angolo delle tue tavole.....me ne compiacerei, e senza bisogno di arrivare a 33 canti, e questo autocompiacimento mi farebbe volare così in alto che dalla selva dell'indifferenza o dall'inferno dei silenzi, mi sentirei davvero molto lontano.
Poi se ci fosse qualcuno con la voglia di condividere il mio volo....

Anonimo ha detto...

Essìchemifermoanch'io! Mi fermo a guardare questa tavola così intensa più delle altre e il fermarsi non risulta mai statico, anzi prelude al colpo di reni, al coraggio preso a due mani per affondare nel buio e "ciò che accade poi si racconta".
Questo fermarsi e attendere quasi sacro mi fa pensare a una cosa curiosa che è la "sociologia degli interstizi" della vita quotidiana, una piccola cosa che lessi anni fa a proposito del fermarsi a guardare le cose stando in bilico nell'interstizio che c'è fra le varie interpretazioni di uno stesso fenomeno, ammettere una possibilità e il suo opposto senza escluderne nessuna, magari prima di entrare nella selva. In Oriente ne parlano come di meditazione, secondo me Dante la praticava già a suo modo e, guardando questa tavola, ho idea che anche tu la sia già sgamata da un po'! Bellissima. Davvero.

Anonimo ha detto...

很㯎欸取義ㄏㄣㄟㄘㄔㄑㄩㄧㄏ