venerdì 27 luglio 2012

RESTYLING

Guardarsi indietro e tirare le somme di quello che si è fatto può dare anche delle sorprese.
Bisogna valutare da quale punto di vista esse siano piacevoli o tremende.
Il primo e il secondo Canto realizzati, a fasi alterne nell'arco che va dal 2004 al 2006, erano ancora debitori di una formazione accademica che contrariamente a quanto si possa pensare non riguarda una maggiore aderenza alla realtà. In quell'istituto, almeno verso la fine degli anni novanta ci si preparava con una buona infarinatura generale ai fondamenti e all'acquisizione della tecnica per poi trovare una ricerca estetica personale che con uno stile vero e proprio però non aveva niente a che fare. Il proprio linguaggio visivo individuale si è potuto elaborare solo con gli anni, lontani e in piena autonomia critica e di scelta da tutti gli orpelli e i fronzoli che un continuo paragone con gli altri artisti del settore ti porta a tirare fuori.
Non che non si vogliano accettare suggerimenti o altre critiche costruttive.
Ma sta di fatto che il più onesto censore del proprio lavoro e chi lo realizza e a fatica ne trova appagamento.
E per questo motivo che in un 'opera di così lunga programmazione si sceglie a fasi alterne di tornare indietro e rivedere e ridisegnare intere sequenze, vignette e ambientazioni.
Ovvero su di una tavola, non si cambia l'impianto originale ma lo si reimposta in una vera e propria operazione di “restyling”.
Sono pienamente convinto che maturare uno stile non possa non avere a che fare con i passaggi di esperienze personali e con quelle “fratture” che molte volte si vivono cercando di comunicare di sé con gli altri.


L' inconprensione e il fraintendimento di un giudizio di valore sul proprio lavoro che sia oggettivamente “gratuito”, non fa mai piacere ma il più delle volte e per quanto mi riguarda rinforza solo il mio proposito a migliorare.


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