Il disegno è quel "talamo" intimo dentro il quale l'immaginazione trova una sua forma. Ed è nella tavola e nella sua inchiostrazione che si cerca o ci si sforza di cercare la nettezza e la chiarezza di un prodotto completo. Il soggetto prevede di illustrare sequenzialmente le prime parole del poema:
"NEL MEZZO DEL CAMMIN DI NOSTRA VITA...”
Un piede entra, nel campo della prima vignetta e nel cuore del soggetto. Oltrepassa un limite e usa la metafora di un fiore che piegato dal passaggio del poeta va a bruciare i suoi petali e le sue foglie nel territorio morto e infuocato della selva oscura e dell’oltretomba.
Nel "tradurre" sotto forma discorsiva e più comuni le parole di Dante si è pensato di porre l'accento sulla solitudine dell'uomo scrittore che senza quasi accorgersene diventa redattore del mondo ultraterreno. Per farlo, l'assenza degli altri sembra una condizione indispensabile:
"A questo punto della vita bisogna perdersi come d'abitudine capita a tutti gli uomini soli"
Di fronte l'estesa selva oscura.
Questa viene raffigurata con poca profondità per dare la sensazione di trovarsi davanti ad un muro invalicabile; fitto, asfissiante e oscuro.
Le fronde dei più alti alberi sembrano intrecciarsi formando come una sorta di corpo unico con più fusti.
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