Penso svariate volte di documentare il mio lavoro di illustratore e fumettista, con annotazioni al margine o bozzetti preparatori.
Per farlo al meglio e per un progetto sull'Inferno di Dante la "condivisione" può essere un ulteriore stimolo per far "sopravvivere" l'idea negli anni a venire.
Non so quanti adottino porsi delle scadenze a lungo termine o utilizzare linguaggi visivi o verbali per stimolare la dose minima giornaliera di creatività.
Io ho scelto di farlo con la "Commedia" di Dante e con una modalità totalmente personale di leggere e rileggere l'opera del grande maestro.
Senza tradire il contenuto poetico dell’opera e senza porre tagli o cesure al testo originale con sceneggiature abbreviate o da graphics novel mordi e fuggi, si vuole illustrare sotto forma di fumetto il grande viaggio intrapreso da un uomo fatto di carne e umori.
Dante quando scende all’Inferno per essere più “degno” scende anche dal piedistallo che certa cultura verbosa e noiosa ha adottato per innalzarlo o dipingerlo negli anni.
Soprattutto negli ultimi anni si è voluta trincerare la sua figura dietro un conservatorismo ancora più subdolo, mascherato da riletture convertite come quelle di Benigni, senza rischiare mai nessuna sperimentazione.
Per dare lunga vita ad un prodotto della cultura come La Divina Commedia che sia universalmente di tutti, non serve pedissequamente impararla a memoria o per visualizzarla utilizzare solo le incisioni di Dorè. Ma rischiare con linguaggi e rielaborazioni che avvicinino l’opera alla cultura contemporanea.
Si pensi al vecchio Dalì nella sua lucida follia o al grande Greenaway con i suoi primi otto canti dell’Inferno sotto forma di corti d’autore.
Nel fumetto nazionalpopolare o come qualcuno del settore definisce “industriale”, non si può uscire fuori dalla vignetta. Nel mio progetto forse un po’ folle per lunghezza e dispendio di energie voglio intercalare tutti i linguaggi visuali legati alla grafica e un po’ sopra le righe tutti gli stili di quegli artisti che ho sempre osservato divorando fumetti da vent’anni.
Uno su tutti Andrea Pazienza.
In uno stesso prodotto possono convivere espressioni diverse per quella natura schizofrenica, onnivora e destabilizzante che fa dell’artista una “moltitudine” di persone, autori e amici incontrati in vita. E il suo lavoro un’opera aperta che potrà adattarsi ad una ulteriore moltitudine di interpretazioni.
Per farlo al meglio e per un progetto sull'Inferno di Dante la "condivisione" può essere un ulteriore stimolo per far "sopravvivere" l'idea negli anni a venire.
Non so quanti adottino porsi delle scadenze a lungo termine o utilizzare linguaggi visivi o verbali per stimolare la dose minima giornaliera di creatività.
Io ho scelto di farlo con la "Commedia" di Dante e con una modalità totalmente personale di leggere e rileggere l'opera del grande maestro.
Senza tradire il contenuto poetico dell’opera e senza porre tagli o cesure al testo originale con sceneggiature abbreviate o da graphics novel mordi e fuggi, si vuole illustrare sotto forma di fumetto il grande viaggio intrapreso da un uomo fatto di carne e umori.
Dante quando scende all’Inferno per essere più “degno” scende anche dal piedistallo che certa cultura verbosa e noiosa ha adottato per innalzarlo o dipingerlo negli anni.
Soprattutto negli ultimi anni si è voluta trincerare la sua figura dietro un conservatorismo ancora più subdolo, mascherato da riletture convertite come quelle di Benigni, senza rischiare mai nessuna sperimentazione.
Per dare lunga vita ad un prodotto della cultura come La Divina Commedia che sia universalmente di tutti, non serve pedissequamente impararla a memoria o per visualizzarla utilizzare solo le incisioni di Dorè. Ma rischiare con linguaggi e rielaborazioni che avvicinino l’opera alla cultura contemporanea.
Si pensi al vecchio Dalì nella sua lucida follia o al grande Greenaway con i suoi primi otto canti dell’Inferno sotto forma di corti d’autore.
Nel fumetto nazionalpopolare o come qualcuno del settore definisce “industriale”, non si può uscire fuori dalla vignetta. Nel mio progetto forse un po’ folle per lunghezza e dispendio di energie voglio intercalare tutti i linguaggi visuali legati alla grafica e un po’ sopra le righe tutti gli stili di quegli artisti che ho sempre osservato divorando fumetti da vent’anni.
Uno su tutti Andrea Pazienza.
In uno stesso prodotto possono convivere espressioni diverse per quella natura schizofrenica, onnivora e destabilizzante che fa dell’artista una “moltitudine” di persone, autori e amici incontrati in vita. E il suo lavoro un’opera aperta che potrà adattarsi ad una ulteriore moltitudine di interpretazioni.
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